Music Business. Focus On: Deezer

Questa settimana dedichiamo lo spazio del Music Business a uno dei siti di streaming musicale più popolari degli ultimi mesi: Deezer.
Uno sguardo a un nuovo attore dell’industria musicale, a come si muove, quali opportunità offre e che tipo solidità aziendale ed economica ha alle spalle.

Il New York Times ha recentemente pubblicato la notizia che Access Industries, il gruppo finanziario che detiene anche la Warner Music, ha finanziato Deezer con 100 milioni di Euro, e questo nonostante il servizio di streaming non sia presente nel più appetitoso mercato mondiale: gli Stati Uniti D’America.

La cosa ancora più interessante è che l’azienda francese non ha intenzione di entrare in quel mercato: “Questo dimostra che Access Industries è convinta che il mercato musicale sta iniziando a girare…” ha spiegato il N°1 di Deezer Axel Dauchez.

Sicuramente l’industria discografica, dopo aver investito eccessivamente sul supporto CD negli anni ’80 per poi trovarsi a fronteggiare la pirateria digitale nei decenni successivi, aveva necessità di un nuovo modo di fruizione musicale che limitasse il più possibile ulteriori perdite.
Lo streaming sembra essere la nuova frontiera.

Deezer, come i suoi competitor (Spotify in particolare), sono ancora in perdita, ma nel 2011 ha generato ben 50 milioni di Euro solo in royalties, mentre per il 2016 Dauchez vuole arrivare a toccare il miliardo di Euro in vendite.

Deezer quindi è un’azienda in crescita, come in crescita è tutto il settore streaming, ancora più rapido della vendita di MP3 perché il senso di ‘proprietà’ della musica sta diventando meno fondamentale rispetto a qualche anno fa.

Parlando di strategie, la mossa di Axel Dauchez di non aprire agli utenti statunitensi sembrerebbe pura follia se presentata ai classici investitori, invece Access Industries ha percepito la possibilità di conquistare prima il resto del mondo, diventare quindi gli attori principali dello streaming in 160 paesi, per poi valutare gli USA per un’entrata spettacolare.

Secondo alcuni analisti, la tattica di Deezer è quella di assediare il ‘nemico’ Spotify nella fortificata America dove sta già competendo con servizi come Pandora, Rhapsody e Rdio (in attesa della radio di Apple, già soprannominata iRadio). Una volta perduto tutto il mondo Spotify non potrà far altro che arrendersi a Deezer; ma queste sono solo proiezioni, la verità è che una strategia così azzardata ha il 50% di riuscita.

In attesa degli eventi industriali / strategici, il mercato dello streaming necessita di una struttura mondiale per poter reggere economicamente, per questo Axel Dauchez corre alla conquista del globo; ma già dalla sua c’è buona parte dell’Europa. Francia su tutti, ovviamente.

Ma come può un nuovo servizio di streaming arrivare sul mercato quando Spotify sembrava già averlo saturato? §
“Noi non vogliamo essere solamente un juke box intelligente” ha concluso Axel Dauchez “Se si vuole costruire nuovamente il valore della musica, dobbiamo ricostruire anche il coinvolgimento degli ascoltatori”; e questo Deezer lo ottiene puntando sui contenuti, sulle playlist, sulla possibilità di seguire le attività di altri utenti (sulla falsa riga di Twitter), sugli articoli e sulla segnalazione dei concerti degli artisti preferiti.

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